Giovanni Pascoli ha avuto, durante tutta la sua vita, un rapporto particolare con il mondo delle immagini, sia nei panni di fotografo che di disegnatore.
A Casa Pascoli si conserva la macchina fotografica Kodak che gli fu regalata dai fratelli Orvieto, insieme a un bastone da passeggio lavorato e a una pipa, per ringraziarlo della sua collaborazione a “Il Marzocco”.
Pascoli rimase affascinato da questo nuovo mezzo espressivo e iniziò a battere le campagne di Castelvecchio, Kodak alla mano, per immortalare personaggi, situazioni e luoghi a lui cari. Alcune delle foto da lui scattate addirittura le monterà su un passepartout con una iscrizione latina significativa: Opus aetherii solis et Iani Nemorini, “opera dell’etereo sole e di Giovanni Pascoli”.
Le foto mostrano un Pascoli con interessi verso la vita contadina che lo circonda; molte sono riferibili a Caprona e a Castelvecchio, con la casa, i campi, le passeggiate nei dintorni: ci mostrano un Pascoli sempre molto sorridente, allegro, conviviale, spesso in compagnia di visitatori e amici. Molte sono le foto della sorella Mariù e di Gulì, forse il cane più fotografato negli anni a cavallo tra Ottocento e Novecento.

Il poeta immortala nello scatto i personaggi della sua poesia come il famoso “Zi’ Meo”, Bartolomeo Caproni, e il piccolo Valente Arrighi, il protagonista della celebre lirica “Valentino” (Canti di Castelvecchio).
