Ricorre oggi il centenario del terremoto che il 7 settembre 1920 sconvolse la Garfagnana. Anche se i maggiori danni si ebbero in quell’area della Valle del Serchio, Barga non rimase indenne.
La scossa più intensa arrivò di prima mattina, risparmiando la vita delle molte persone che erano già uscite di casa per lavorare. A Barga infatti ci furono due sole vittime, due donne rimaste sotto le macerie della loro casa di Latriani.
Ciò non salvò però il centro storico da danni e lesioni, specialmente sul versante di San Felice e Porta Macchiaia. Ancora oggi ne permangono le tracce: basti pensare a luoghi come gli orti della Misericordia o il sagrato della chiesa del Crocifisso, dove prima del terremoto si trovavano degli edifici e che ora sono rimasti aree vuote o a verde.
La conseguenza maggiore del terremoto a Barga si ebbe però a lunga distanza: negli anni 1927-1939 fu intrapresa la grandiosa operazione dei restauri al Duomo, su spinta del proposto mons. Lino Lombardi e del podestà e operaio del Duomo Morando Stefani. Fondamentale fu il contributo dei barghigiani all’estero che sostennero economicamente l’iniziativa.
L’esperienza dei restauri è ancora oggi ricordata dall’iscrizione che campeggia sul portale di ingresso alla cattedrale: Ab imis fundamentis restitutum.
Quanto avete letto finora, al momento è visibile in una mostra fotografica allestita proprio all’interno del Duomo, che ripercorre la storia dell’antico borgo e dei profondi mutamenti apportati dal terremoto del 1920.