La zona dove attualmente è situata Barga, nella Valle del Serchio a 410 metri sul livello del mare, circondata dalle catene montuose dell’Appenino Tosco-Emiliano e delle Alpi Apuane, fu abitata già nei tempi antichi dai liguri-apuani e quindi dai romani. Durante l’Alto Medioevo, il territorio di Barga divenne feudo della famiglia longobarda dei Rolandinghi e proprio in quel periodo iniziò ad assumere la forma di borgo medievale che ancora caratterizza il suo centro storico.
Due sono le porte d’ingresso all’antico castello: la principale è Porta Mancianella, così denominata da una località in territorio lucchese attualmente corrispondente alla zona di Pian di Coreglia. Dopo la visita a Barga del Granduca Pietro Leopoldo, nel 1787 assunse il nome di Porta Reale A, con il quale è più conosciuta. Da essa partono le due arterie principali: Via di Mezzo attraversa tutto il centro storico; Via del Pretorio conduce alla cattedrale, che i barghigiani chiamano semplicemente Il Duomo N.
Al termine di Via di Mezzo si trova l’altra porta, Porta Macchiaia I o Latria. Chiamata così perché conduceva ai boschi (o macchie) dell’Appenino, la porta si affaccia su una zona che ancora oggi è detta Latriani.
Originariamente era presente una terza porta, la Porta di Borgo L, demolita nel 1833.
Arricchita da privilegi ed esenzioni fiscali rilasciati da Matilde di Canossa prima e da Federico Barbarossa poi, e in virtù della sua favorevole posizione di passaggio obbligato fra la Pianura Padana e la Toscana, Barga divenne oggetto delle mire di conquista di Pisa e Lucca fino a quando, nel 1332, decise di assoggettarsi volontariamente alla città di Firenze, in modo da ricevere protezione, mantenendo comunque una certa indipendenza data la lontananza dalla capitale e, al tempo stesso, godere dei privilegi fiscali che i fiorentini furono ben lieti di concedere all’importante centro di scambio situato in un punto strategico.
La dominazione fiorentina, durata fino alla viglia dell’Unità d’Italia, ha lasciato segni tangibili nel patrimonio architettonico e artistico, regalando a Barga il particolare aspetto che tuttora la caratterizza: quello di una piccola città calata in mezzo ai monti della Garfagnana. Traccia evidente ne sono i palazzi di stampo fiorentino che si affacciono su Via di Mezzo e Via del Pretorio, edificati dalle principali casate barghigiane talvolta sulle fondamenta di preesistenti costruzioni medievali. Nella Piazza Angelio F, in seguito intitolata al suo più illustre rappresentante Pietro (umanista del XVI secolo con il nome di Pier Angelio Bargeo), la famiglia Angeli ne fece costruire due nell’arco di un secolo. Nel tratto che da Porta Reale conduce fino a Piazza Angelio, si trovano altri tre esempi a breve distanza l’uno dall’altro: il Palazzo Mordini nella Piazza SS Annunziata C; il Palazzo Bertacchi D comunicante con Palazzo Mordini ed edificato quasi contemporaneamente (acquistato nel XX secolo dal pittore Bruno Cordati e attualmente sede del museo a lui dedicato) e Palazzo Pieracchi Q, passato poi alla famiglia Bertacchi, prospiciente a Casa Cordati D, con un’entrata su Via di Mezzo e l’altra su Via del Pretorio. Qui ha abitato il pittore e xilografo Adolfo Balduini.
In Via del Pretorio, ai piedi del Duomo, visse anche Alberto Magri, primo dei quattro grandi artisti barghigiani nati sul finire del XIX secolo: Magri (1880), Balduini (1881), Cordati (1890) e Umberto Vittorini (1890).
Contiguo a Casa Magri è Palazzo Salvi O, fatto costruire intorno alla metà del XVI secolo da una delle più antiche famiglie del luogo. Il cuore della Barga medicea è però la Piazza del Comune G, intitolata proprio ad un membro della famiglia Salvi: il garibaldino Salvo Salvi, definito “L’uomo giusto di Barga” da Giovanni Pascoli nel suo discorso commemorativo.
Qui nel 1548 venne eretta una colonna in onore di Cosimo I de’Medici (in seguito sostituita dalla copia attualmente esposta), nella piazza fra il Palazzo Pancrazi sede del Comune e la Loggia dei Mercanti che ospita il Caffè Capretz, frequentato fra gli altri da Giovanni Pascoli (è ancora visibile una epigrafe del poeta sulla terrazza) e da Antonio Mordini.
Garibaldino, prodittatore della Sicilia nel 1860 e poi senatore a vita del Regno d’Italia, Mordini è uno dei figli più illustri di Barga. A lui è dedicato il monumento in bronzo che troneggia dal Bastione B sul Piazzale del Fosso A, così chiamato dall’antico fossato castellano (prima e durante la II guerra mondiale il piazzale era intitolato a Vittorio Emanuele II). Mordini nacque nell’omonimo palazzo in Piazza SS Annunziata C, dove è tuttora ospitato un importante archivio risorgimentale. La presenza sul territorio di patrioti come Mordini, Salvi e la famiglia Tallinucci (il dottor Pietro fu tra i precursori della nascita dell’ospedale di Barga prestando soccorso nel 1849 agli ammalati di colera presso il Convento di San Francesco S, per l’occasione adibito a lazzaretto) conquistò Barga alla causa dell’unità d’Italia, come testimoniato dal busto in Piazza Garibaldi H dedicato all’eroe dei due mondi ed eretto nel 1884. Prima dell’inaugurazione del monumento, l’area era conosciuta come Piazza delle erbe perché lì aveva sede il mercato ortofrutticolo.
Paradossalmente, proprio l’Unità d’Italia fu un duro colpo per l’economia di Barga: persi i privilegi fiscali di cui godeva nel Granducato di Toscana, molti dei suoi cittadini furono costretti a emigrare all’estero: soprattutto in Scozia, ma anche negli Stati Uniti, in Belgio, in Francia, in Svizzera, in Australia e in Sud America. Alcuni fecero ritorno al paese dopo aver fatto fortuna, lasciando traccia concreta nelle numerose ville neoliberty ed eclettiche fatte costruire in Viale Cesare Biondi (medico e politico socialista) e Via Pietro Funai, emigrante egli stesso nonché conoscente di Giovanni Pascoli, altra presenza fondamentale nella storia barghigiana.
Stabilitosi nel 1895 a Castelvecchio, dove tuttora è visitabile la sua Casa Museo, Pascoli partecipò attivamente alla vita sociale e politica della cittadina, presentandosi anche alle elezioni per il consiglio comunale. Fu spesso ospite di Casa Caproni R, proprietà del suo medico curante Alfredo, e da lì si recò al Teatro dei Differenti E per pronunciare il noto discorso “La grande proletaria si è mosssa” in sostegno della campagna di Libia. Le orme del poeta sono ancora visibili nel centro storico, soprattutto grazie alle epigrafi lasciate su vari edifici.
La più celebre è probabilmente quella apposta sul Duomo di San Cristoforo N: “Al tempo dei tempi avanti il mille, i barghigiani campavano rosicchiando castagne, e fecero il Duomo. Dicevano: benedetta libertà! Ma il duomo ha da essere grande, col più bel pulpito di marmo che si possa vedere. Dicevano: piccolo il mio, grande il nostro!”.
E i barghigiani tennero fede alla parola data: l’imponente cattedrale dedicata al santo patrono, eretta avanti il mille e passata attraverso quattro principali fasi di restauro e ampliamento (XII e XIII secolo, 1500-1600, 1927-1939) è il monumento principe e il simbolo della cittadina. Collocato su un’area che domina l’intera vallata e costruito in bozze asimetriche di una pietra denominata alberese di Barga, affiancato dal Palazzo Pretorio storica sede delle magistrature cittadine (attualmente sede del Museo Civico) e dall’Arringo dove il popolo si riuniva a parlamento, il Duomo ospita al suo interno opere d’arte di notevole interesse: dal pulpito di scuola comacina risalente al XIII secolo alle terrecotte invetriate di scuola robbiana, presenti in altri edifici religiosi a ulteriore testimonianza dell’influenza fiorentina. Oltre che nella cattedrale, altri esemplari di terre robbiane si trovano nella Chiesa di San Francesco H, nella Chiesa e Conservatorio di Santa Elisabetta P e anche fuori del capoluogo (vedi percorso La via Della Robbia). Fra le costruzioni più importanti del centro storico, in Via del Pretorio, il convento di Santa Elisabetta fu fondato nel 1454 dal Beato Michele da Barga (Benedetto Turignoli) e nel corso della sua esistenza ha ospitato un nutrito gruppo di suore di clausura.
Nel 1506 fu corredato di una piccola chiesa e dal 1788 fu trasformato in istituto per l’educazione femminile. Sull’altro lato rispetto a Via del Pretorio, scendendo la scalinata dal Duomo verso Via della Speranza, si incontra la Chiesa del Santissimo Crocifisso M, la più antica del castello dopo la cattedrale. Al suo interno, un coro ligneo della metà del Seicento e pregiate decorazioni in stucco e oro.
Ai piedi del duomo parte anche il sentiero che ripercorre l’antica cinta muraria intorno al castello: seguendo il tracciato che costeggia gli Archi della Ripa, è possibile raggiungere le due area di parcheggio del centro storico: il Piazzale del Fosso e l’area attrezzata per i camper di Via Hayange, intitolata alla cittadina francese (gemellata con il Comune di Barga) in ricordo dei tanti barghigiani là emigrati in cerca di lavoro.
Un percorso naturalistico alternativo (contrassegnato in verde sulla cartina) è quello che parte dai resti dell’Acquedotto J mediceo e ritorna a Porta Reale passando anch’esso da Via Hayange dopo aver attraversato il Parco Kennedy K (inaugurato nel 1966 e dedicato per volontà dell’allora presidente della Pro Loco Barga Pietro Marroni alla memoria del presidente John e del ministro della giustizia Bob) e il Parco Bruno Buozzi.